Quel che Don Bosco diceva ai suoi giovani e che noi oggi non diciamo più
Il lettore potrà chiedersi il perché di questa riedizione delle meditazioni che Don Bosco scrisse per i suoi giovani nel celebre libretto «Il Giovane provveduto», a più di cento anni dalla loro prima pubblicazone.
Il motivo è che queste pagine sono un tesoro di sapienza del quale anche i giovani di oggi (specialmente quelli di oggi!) hanno estremo bisogno.
In una società materialistica come la nostra in cui tutto pare essere divenuto lecito, invece di richiamare i giovani a un cristianesimo autentico, fondato sul Vangelo e vissuto nella rinuncia e nel sacrificio, abbiamo offerto loro solo «ideali sociali» o «valori umani». Quale meraviglia se i giovani di oggi sono crollati moralmente, trascinando nella rovina gli stessi valori sociali ed umani che avevamo loro proposto?
Don Bosco invece è riuscito a formare generazioni di giovani santi perché li richiamava insistentemente alle verità eterne, alla realtà della morte, del giudizio di Dio, del Paradiso e dell’Inferno eterno, della necessità di pregare, di fuggire il peccato e le occasioni che inducono a peccare, e di accostarsi frequentemente ai Sacramenti.
E in realtà, anche se i tempi sono mutati, la natura umana ferita dal peccato originale, resta sempre la stessa; le Verità eterne non mutano, e la Croce e la Grazia di Cristo sono necessarie oggi come allora se ci si vuole salvare!
A Don Bosco affidiamo la diffusione di questo libretto che è Suo e che lo fa ritornare tra i giovani del nostro tempo, per i quali trascriviamo le parole con cui Egli invitava a iniziarne la lettura:
«Miei cari, io vi amo con tutto il cuore, e basta che siate giovani perché io vi ami assai. Troverete scrittori di gran lunga più virtuosi e più dotti di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ama in Gesù Cristo e più di me desidera la vostra vera felicità».
Don Angelo Albani- Don Massimo Astrua